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Rapporti Uomo-Donna: lotta o dialogo tra i due emisferi?

Rapporti Uomo-Donna: lotta o dialogo tra i due emisferi?

  • Francesca Di Sarno

Riflettevo sui rapporti uomo-donna, quelli in cui c’è competizione e mancanza di accoglienza reciproca. Mi è venuta in mente l'immagine dei due emisferi: ho visualizzato il combattimento tra l’emisfero sinistro, logico-razionale attribuito all’energia maschile e l’emisfero destro, legato alla creatività, all'intuizione associato all’energia femminile.

 emisferi lavorati

 Vi sembra possibile che uno schiacci l'altro?

Come vi sentireste se una parte del vostro cervello diventasse ipertrofica ai danni dell'altra?

Perché da un certo punto di vista è ciò che succede quando utilizziamo unicamente un canale, razionale o creativo che sia, ai danni dell’altro. Non facciamo altro che amputare una parte di noi. Viviamo negando a noi stessi, senza rendercene conto, la possibilità di vivere un aspetto importante. Sostanzialmente viviamo una vita incompleta, senza sentirci integrati interiormente.

È come se fossimo orfani di quel maschile/padre o di quel femminile/madre che non abbiamo sviluppato in noi, che abbiamo rifiutato interiormente, prendendone le distanze, perché magari ci siamo sentiti rifiutati a nostra volta da bambini, oppure umiliati, traditi, abbandonati, identificandoci con la polarità opposta.

Vi risuonano le mie parole?

Perché lo facciamo?

Cosa può aver determinato tutto ciò?

La risposta è da ricercarsi nei condizionamenti limitanti che abbiamo assorbito come spugne quando eravamo bambini e che vengono continuamente alimentati nella quotidianità, se non si diventa consapevoli di essi e non li si sradica dal nostro inconscio, trasformandoli in credenze potenzianti.

Un altro riscontro lo potremmo trovare nella presenza delle ferite emotive che ci derivano dal rapporto con i nostri genitori e dalla figura del maschile (padre) e del femminile (madre) che abbiamo interiorizzato e che tendiamo a riproporre al mondo con il nostro schema di pensiero e il nostro comportamento in modo passivo, se non consapevoli.

Avete mai sentito dire da un partner rivolgendosi a voi con un’accezione negativa: “mi sembri tuo padre!” o “mi sembri tua madre!” oppure vi siete mai detti: “Mamma mia! Mi sembro mio padre/mia madre!”… anche questo significa incontrare la propria ombra attraverso lo specchio degli altri o attraverso l’auto-osservazione consapevole.

Non preferireste vivere percependo che si può dare la possibilità ad entrambi i canali, quello razionale e quello intuitivo-creativo, di svilupparsi e di viaggiare all'unisono, dialogando in armonia? La meditazione è molto funzionale per lavorare all’integrazione dei due emisferi e dunque per accrescere la propria centratura.

Pensate che bello sarebbe quando affidate in modo consapevole all'emisfero sinistro il compito di fornirvi gli strumenti e le indicazioni su come procedere per rendere concreti i vostri obiettivi, dopo che l’emisfero destro lo ha ispirato creativamente e intuitivamente su ciò che vorrebbe realizzare.

I due emisferi sono distinti, ma non separati. Ognuno è complementare all’altro, entrambi hanno bisogno dell’esistenza dell’altro, affinché il nostro cervello possa funzionare bene.

Allo stesso modo occorrerebbe che all’interno della coppia ogni partner lavorasse al riconoscimento della propria energia maschile e di quella femminile, perché ci possa essere una maggiore armonia interiore nei singoli componenti della coppia e di conseguenza una migliore intesa nella relazione uomo - donna.

Altrimenti se una persona si relaziona con un’altra in funzione unicamente di un un solo emisfero, si vivrebbe la ricerca del partner come colui/colei che rappresenta la nostra “mezza mela”, mentre noi siamo individui che nascono puri, completi, che potrebbero fare un percorso di risveglio che consentirebbe loro di riscoprire il proprio “essere Amore”, per ritrovare la propria integrità dentro di sé, manifestandola poi al di fuori. Non siamo “mezze mele”, siamo delle mele intere. Madre natura crea dei frutti per intero.

coppia e emisferi lavorati

Più si lavora all’integrazione di sé, più si sviluppa la propria autonomia emotiva-affettiva. Questa condotta è la chiave per creare le giuste condizioni per dare vita a relazioni sane e non più tossiche, ovvero quelle in cui avviene l’ “utilizzo dell’altro”, per il proprio bisogno narcisistico, dove si sta insieme per colmare le proprie carenze affettive o vuoti esistenziali o bisogni sessuali o per interessi economici,  pretendendo che il partner ci risarcisca delle nostre mancanze individuali.

Per creare una coppia sana è importante che ognuno accolga il ruolo dell’altro, ne riconosca il valore, i diritti emotivi ed il suo potere personale, così come è tenuto a fare con sé stesso. Questo riconoscimento, avvenuto prima su un piano individuale e poi nei confronti dell’altro, offre l’opportunità di mettere le basi per costruire una relazione di sana reciprocità, dove porsi in modo paritetico con il partner.

“Ama il prossimo tuo come te stesso” è uno dei due comandamenti in cui Gesù Cristo ha condensato i Dieci Comandamenti.

Tu ti ami?

Considerando che ciò che noi manifestiamo all'esterno è una proiezione di ciò che abbiamo al nostro interno, come vivi tu il rapporto con la tua razionalità e dunque con il tuo lato maschile? Come ti rapporti con gli uomini o con il tuo eventuale compagno? Come ti poni invece nei confronti della creatività e dell'intuizione e di conseguenza del tuo femminile interiore? Come ti relazioni con le donne o con la tua compagna?

Se non ti senti riconosciuta da un uomo, domandati se accetti la tua polarità maschile. Se non ti senti apprezzato da una donna, faresti bene a chiederti quanto accogli e valorizzi la tua polarità femminile.

L’impegno preso nei confronti di se stessi e della propria crescita personale conduce ad un livello più profondo, che ci porta a lavorare sull’integrazione di queste due polarità dentro di noi, a stabilire l’equilibrio tra l’energia maschile e quella femminile, stimolandoci alla “fusione degli opposti”, affinché ci sia un’armonia crescente in noi e si possano creare relazioni sane in cui permettersi il diritto di essere pienamente se stessi.

Fare questo tipo di lavoro interiore significa essere consapevoli dell’ esistenza della Legge dello Specchio e metterla in pratica nella propria quotidianità. Secondo questa Legge siamo portati a credere, attraverso la proiezione psicologica, che i difetti che percepiamo negli altri siano solo all’esterno di noi, quando in realtà sono rintanati nel nostro inconscio. La proiezione psicologica è un meccanismo di difesa che ci porta ad attribuire all’altro pensieri, azioni, caratteristiche, sentimenti, che non accettiamo in noi. Viene messa in atto di fronte ad un conflitto emotivo o alla percezione di una minaccia interna o esterna. Sostanzialmente ciò che viene avvertito come una minaccia emotiva o fisica viene identificata dalla nostra mente come un elemento di disturbo e di conseguenza viene rifiutata, come autodifesa, dalla propria realtà interiore.

Inoltre, molto spesso, nelle relazioni si tende a soffrire per l’interpretazione che si dà a degli eventi, per via della propria percezione individuale, della propria storia personale, trascurando che si tratta di elementi soggettivi che potrebbero distorcere la percezione effettiva di un dato evento. È dunque importante anche saper fare un passo indietro per acquisire una maggiore lucidità e osservare gli eventi con una giusta distanza emotiva. Dopo essere entrati in contatto con ciò che viene smosso emotivamente all’interno di noi attraverso il verificarsi di certe situazioni o discussioni con il partner, prima di accusarlo, è importante passare al riconoscimento della nostra oscurità per poterla trasformare interiormente, portando la chiarezza su aspetti di noi che prima ignoravamo.

Attuiamo la proiezione anche in situazioni vissute positivamente, come ad esempio quando ci innamoriamo di qualcuno, vedendo nell’altro caratteristiche che ci appartengono. Essere consapevoli di proiettare sugli altri ed essere consci di cosa proiettiamo su di loro, ci permette di comprendere chi siamo realmente. Quando affermiamo di “conoscere bene una persona”, proiettiamo la visione che abbiamo di noi stessi sull’immagine concreta che percepiamo di lei.

La conoscenza di questi meccanismi e la consapevolezza derivata ci portano a prenderci la responsabilità emotiva di ciò che sentiamo, diciamo, pensiamo e facciamo in relazione con l’altro, facendoci carico del nostro mondo interiore.

Inoltre, allenandoci a fare questo, ci riprendiamo il nostro potere personale, che troppo spesso viene affidato all’esterno, per il bisogno inconscio di sicurezza e di de-responsabilizzazione. Così facendo, affiniamo il nostro potere personale sempre di più, stabilendo chiaramente quali aspetti mantenere in noi e quali trasformare positivamente per vivere al meglio la nostra vita.

L’incontro con l’altro, dunque, ci fa da specchio, sia nei suoi punti di luce, sia in quelli di ombra. Nelle situazioni che viviamo come negative ci permette di trovarci faccia a faccia con la nostra ombra da lui/lei riflessa, allo scopo di portare luce in essa e realizzare una maggiore integrazione al nostro interno e garantirci la possibilità di sviluppare relazioni sempre più armoniche con noi stessi e con gli altri. Come sostiene il padre della Psicologia Analitica Carl Gustav Jung “Senza emozione è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento”.

In questo modo, sulla via dell’Oracolo di Delfi “Conosci te stesso”, smussiamo il nostro Ego e alimentiamo la nostra Anima, coltivando l’Amore per noi stessi e per l’altro.

 

Francesca Di Sarno
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